Hypnerotomachia Poliphili
Primo libro illustrato e primo libro in volgare pubblicato da Aldo Manuzio. Opera di fama eccezionale grazie alle 170 incisioni su legno, di vario formato, che ne costituiscono la straordinaria e conosciutissima iconografia.
Raffinato e aristocratico, ermetico e complesso è il testo reso ancor più difficile dall’originalissimo volgare in cui è scritto, una vera e propria invenzione linguistica ricca di latinismi, grecismi e artificiosi vocaboli.
Divisa in due parti diverse per contenuto ed estensione, l’Hypnerotomachia (“Pugna d’amore in sogno”) è un romanzo allegorico: l’iter onirico, compiuto da Polifilo per ricongiungersi con l’amata Polia, è infatti il viaggio iniziatico che conduce il protagonista dall’oscurità iniziale – simboleggiata dalla selva in cui è smarrito – alla conoscenza. Ma Polifilo non arriva come Dante alla contemplazione del Dio cristiano bensì alla visione pagana e antica della natura, della dea Venere, dea madre di tutte le cose, e del suo irresistibile figlio Amore. La trama del racconto è intessuta di descrizioni di antichi edifici, enigmatici monumenti e rovine, obelischi, geroglifici, epigrafi, giardini, templi e fontane, bellissime ninfe.
Al mistero del contenuto si aggiunge anche il mistero che avvolge la vera identità dell’autore, il cui nome è nascosto nel lungo acrostico formato dalle iniziali dei 38 capitoli: “Poliam frater Franciscus Columna peramavit”.
All’enigma del contenuto e dell’autore si aggiunge, infine, anche quello che circonda l’anonimo artefice delle celebrate xilografie: Pinturicchio, Carpaccio, Mantegna e Bellini sono stati ipotizzati quali autori dei disegni, ma d’altro canto, la strettissima connessione tra testo e immagine, ha fatto supporre che questi possano risalire allo stesso Colonna. In ogni caso si tratta della mano di un grande artista capace di portare il tenue tratto xilografico alle più alte possibilità espressive e poetiche.
L’esemplare angelicano non presenta il noto ex libris di Domenico Passionei, ma quest’opera risulta nell’inventario della sua biblioteca (Ms. Parm. 875).