Giambattista Bodoni

Giambattista Bodoni

Giambattista Bodoni nasce a Saluzzo nel 1740 da una famiglia di stampatori. Da giovane nel 1758 si trasferisce a Roma, dove lavora nella tipografia della Congregazione di Propaganda Fide fondata nel 1622 da papa Gregorio XV specializzata nella produzione di libri in lingue straniere (dal greco al latino, al bulgaro, all’armeno, al persiano e a moltissime altre) che fossero di aiuto ai missionari nei loro viaggi per diffondere la dottrina della chiesa cattolica nel mondo. Per motivi di salute torna a Saluzzo e nel 1768 viene chiamato dal duca Ferdinando a dirigere la Stamperia Reale di Parma, dove può finalmente dimostrare appieno il proprio talento e convince il duca a impiantare nel  palazzo ducale della Pilotta una fonderia per l’incisione di caratteri.

La prima opera di grande successo composta con caratteri da lui incisi e fusi è l’Epithalamia exositicis linguis reddita del 1775, in venticinque lingue esotiche, che segue di poco il manuale tipografico, Fregi e majuscole incise e fuse da Giambattista Bodoni del 1771.

A Parma Bodoni sarà il promotore di una moltitudine di componimenti d’occasione e di eleganti edizioni di classici e della celebre edizione dell’Oratio Dominica pubblicata nel 1806 a memoria del viaggio realizzato da papa Pio VII a Parigi per assistere all’incoronazione di Napoleone Bonaparte. L’opera, dedicata a Eugenio di Beauharnais, contiene la traduzione in 155 lingue del Padre Nostro ed è il più vasto repertorio di caratteri tipografici mai pubblicato fino a quel momento. Ogni pagina è un’opera di suprema eleganza e architettura tipografica e la successione dei caratteri di lingue quasi sconosciute in Europa all’inizio del secolo XIX, aumenta l’incanto di questo libro unico al mondo.

Le edizioni del Bodoni ebbero un enorme successo dovuto soprattutto alla loro qualità: ampi margini, interlinee mai avare, spaziature ariose fra le parole ne aumentano la leggibilità. La composizione è basata principalmente sul bianco e nero, sull’alternanza dei diversi corpi dei caratteri, con l’assenza quasi di colore e di illustrazioni. Membri dell’aristocrazia europea, collezionisti, eruditi richiedevano i suoi libri per la qualità della carta, eleganza delle pagine e l’estrema cura della stampa.

Ma il vero lascito del Bodoni, la sua opera magna fu il Manuale Tipografico che ebbe la sua stesura definitiva solo nel 1818 per merito della moglie Margherita che, rimasta vedova, ne curò la pubblicazione (1813).