Bacheca 2 - Le culla della stampa
Marco Tullio Cicerone
De Oratore
Subiaco, 1465
Inc. 505/3
Prima edizione stampata in Italia del De oratore ad opera di Conrad Sweynheim e Arnold Pannartz, i due tipografi tedeschi – allievi di Johannes Gutenberg a Magonza – che introducono in Italia l’arte della stampa. Chiamati nel monastero di Subiaco nel 1464 dal cardinale Giovanni Torquemada, impiantano in questo luogo la prima tipografia italiana, stampando dapprima l’Ars grammatica di Elio Donato e quindi il De oratore. In questo trattato di retorica, suddiviso in tre libri, Cicerone delinea le qualità dell’oratore ideale ed illustra le varie fasi attraverso cui è possibile articolare un buon discorso, enunciando altresì gli stili e gli scopi dell’ars dicendi.
Roberto Valturio
De re militari
Verona, 1472
Inc. 680
Editio princeps del De re militari di Roberto Valturio, umanista e consulente diplomatico alla corte malatestiana di Rimini. Realizzato tra il 1446 e il 1455, questo trattato in 12 libri si configura come una vera e propria enciclopedia dell’arte militare antica: raccoglie concetti e informazioni di varia natura attinenti alla milizia, come le regole e i rituali della vita in battaglia, le attitudini del comandante, il linguaggio militare, l’impiego di macchine e ordigni bellici. Ampio spazio è dedicato all’educazione e alle qualità del buon condottiero, un modello di virtù che l’autore individua nella figura di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, promotore nonché dedicatario dell’opera. La fortuna del trattato si deve soprattutto al suo notevole apparato iconografico di ispirazione bizantina, costituito da illustrazioni in chiaroscuro o acquerellate che supportano e arricchiscono le descrizioni testuali di macchine e strumenti d’assedio. Tradizionalmente questo incunabolo è indicato come il primo libro illustrato da un incisore italiano, in genere identificato con Matteo de Pasti o la sua scuola.
Francesco Colonna
Hypnerotomachia Poliphili, vbi humana omnia non nisisomnium esse docet …
Venezia, 1499
Inc. 590
Tradotto dal greco, il termine Hypnerotomachia significa “pugna d’amore in sogno”. Questo romanzo allegorico descrive il viaggio onirico di Polifilo (letteralmente “colui che ama molte cose”), intessuto di avventure incredibili, meraviglie ed orrori, antiche rovine e giardini di delizie, monumenti e architetture iperboliche, figure allegoriche e personaggi del mito. Al termine delle peripezie, Polifilo si ricongiunge finalmente con l’amata Polia (letteralmente “molte cose”). L’opera è affascinante ed enigmatica per molti aspetti, a cominciare dall’identità del suo autore che si scopre celata nel lungo acrostico formato dalle iniziali dei 38 capitoli, ossia “Poliam frater Franciscus Columna peramavit”; la lingua impiegata è anch’essa misteriosa, costellata di latinismi, grecismi e vocaboli artificiosi; è sconosciuto, inoltre, l’artefice delle magnifiche xilografie incise su legno. Primo libro illustrato e primo libro in volgare pubblicato da Aldo Manuzio, l’Hypnerotomachia è ritenuto l’esemplare più bello della storia della stampa.




