Nacque a Seravezza (Lu) nel 1696, nel 1711 entrò nell’Ordine agostiniano, compiendo i suoi studi di teologia nel convento di Santo Spirito a Firenze e di San Giacomo a Bologna. Nel 1719 divenne lettore di filosofia e da allora si dedicò, in varie città del centro Italia, all’insegnamento e alla predicazione. Nel 1733 venne dichiarato maestro di teologia e inviato a Bologna ove rimase come reggente fino al 1735 allorché fu chiamato a Roma. Lavorò in Angelica dal 1735 al 1745 quando fu completato l’ultimo degli otto volumi del De theologicis disciplinis; nonostante le polemiche che il testo attirò sul suo autore e sull’intero Ordine, nel 1746 il Priore Generale Agostino Gioia ne impose l’uso per lo studio della teologia in tutti i seminari. Nel 1746 Berti divenne bibliotecario della Biblioteca Angelica ma nel 1748 preferì lasciare Roma accettando la cattedra di storia ecclesiastica all’Università di Pisa in quanto il suo lavoro aveva suscitato larghi consensi tra i giansenisti italiani ed egli si era trovato in una situazione molto difficile: la sua posizione era ormai compromessa e nel 1754, benché i suoi scritti non fossero mai stati dichiarati fuori dall’ortodossia, il papa Benedetto XIV impedì la sua nomina alla carica di Generale dell’Ordine. Nel 1766 il Berti morì a Pisa dove si era di nuovo rifugiato dopo aver pubblicato l’ultima autodifesa contro l’accusa di giansenismo. Al convento di Pisa rimase la sua Biblioteca.
Gianlorenzo Berti