Si tratta di un erbario essiccato (raccolto in cinque volumi) databile intorno alla metà del cinquecento. Si compone precisamente di due erbari convenzionalmente indicati come A e B. L’Erbario A (un volume), antecedente al B, è composto da 553 campioni disposti senza alcun criterio sul recto delle carte ed eccezionalmente, ad indicare l’iniziale imperizia del raccoglitore, anche sul verso.
L’Erbario B (circa 1347 campioni) comprende quattro volumi con le piante disposte in ordine alfabetico ed è corredato da un indice compilato dallo stesso autore. Il campione è incollato nella sua integrità: dalla radice al fiore, al frutto. Con estrema accuratezza a volte il campione stesso viene presentato anche tagliato per mostrare l’interno.
La paternità dell’opera è tradizionalmente attribuita a Gherardo Cibo (1512-1600) personaggio eclettico, di origine marchigiana, che nel 1540, si ritira a vita privata dedicandosi completamente ai suoi studi.
Non pubblica alcuna opera: la sua attività trova una forma espressiva grafica più che letteraria: immagini di piante, fiori e ambienti naturali, applicazione pratica degli studi di botanica svolti a Bologna, sotto la guida di Luca Ghini. È in corrispondenza con i massimi botanici del tempo: Pietro Andrea Mattioli, Ulisse Aldrovandi, Leonhardt Fuchs, Andrea Bacci.
La presenza dell’Erbario in Angelica è attestata già nel fondo originario della Biblioteca come risulta nell’elenco ragionato e commentato pubblicato nel 1608 alla voce Res Arborea & Herbaria: Herbae ac Plantae reapsae super chartam conglutinatae pluribus tomis in folio comprehensae.