Fondo manoscritti

La raccolta dei manoscritti è costituita da circa 3000 volumi divisi attualmente in tre fondi: manoscritti in alfabeto latino, in alfabeto greco e in alfabeti orientali. I manoscritti hanno storicamente provenienze varie.

I manoscritti del convento di Sant’Agostino

Il nucleo originario della Biblioteca Angelica è costituito dai manoscritti del convento di Sant’Agostino, in parte donati dagli stessi frati, in parte da nobili romani, benefattori del convento. Tra di essi, il più munifico fu Guglielmo d’Estouteville (1412-1483). Recano il suo stemma i 4 volumi che contengono le Expositiones in quattuor Evangelia di Tommaso d’Aquino (Ms. 371-374) e i manoscritti riferibili allo scorcio del secolo XI o all’inizio del XII delle Enarrationes in Psalmos di Sant’Agostino (Mss. 1085-1087). Dal punto di vista della ricchezza e varietà dei materiali, una delle raccolte più importanti è quella donata dal Priore Generale dell’Ordine degli Agostiniani Egidio da Viterbo (1469-1532); suo è il dizionario di lingua ebraica (Ms. 3), nonché i primi manoscritti greci che la biblioteca conventuale accolse.

I manoscritti di Angelo Rocca (1545-1620)

Il fondatore della Biblioteca, Angelo Rocca, ebbe una raccolta di manoscritti cospicua che comprendeva anche codici greci e orientali che si andò ad aggiungere a quella del convento agostiniano. Dalla sua biblioteca proviene lo splendido graduale-tropario di secolo XI (Ms. 123) vergato in area bolognese con miniature di scuola ottoniana e notazione neumatica adiastematica e verosimilmente il famoso Erbario (Mss. 2344-2348) attribuito a Gherardo Cibo, il più antico hortus siccus tra quelli giunti fino a noi.

 

I manoscritti di Domenico Passionei (1682-1761)

Una consistente raccolta di manoscritti proviene dalla biblioteca del cardinale Domenico Passionei acquistata nel 1762. La collezione di codici greci conservata in Angelica deriva quasi tutta dalla Biblioteca Sforziana acquistata dal cardinale. In questo gruppo di circa 100 manoscritti si annoverano manufatti come il codice B delle Storie di Erodoto del X secolo (Ms.gr.83) o l’autografo degli scoli di Demetrio Triclinio a Euripide (Ms.gr 14). Provengono dal Passionei anche alcuni tra i manoscritti più importanti del fondo latino: l’opera di Pietro da Eboli De balneis Puteolorum et Baiarum (Ms. 1474), la Divina Commedia del XIV secolo (Ms. 1102), l’Evangelistario del secolo X (Ms. 1452) e verosimilmente il Liber memorialis dell’abbazia di Remiremont del secolo IX (Ms. 10), il più antico manoscritto dell’Angelica.

 

I manoscritti di Santa Maria del Popolo

Nel 1849, in seguito ai disordini derivati dall’instaurazione della Repubblica Romana, i libri del convento agostiniano di Santa Maria del Popolo furono portati all’Angelica e vennero fusi con il suo patrimonio librario. Tra di essi erano anche i libri di Niccolò vescovo di Modrussa.

 

I manoscritti della famiglia Massimo

Nel 1884, la Biblioteca Angelica acquisì 183 manoscritti della biblioteca privata della famiglia Massimo. Di questi, una ventina provengono sicuramente dalla biblioteca appartenuta al cardinale Camillo II Carlo Massimo (1620-1677) come il manoscritto con Immagini che rappresentano idoli messicani, egiziani, cinesi, giapponesi, indiani e che rappresentano gli usi dei popoli barbari  (Ms. 1551) probabilmente acquistato dal cardinale durante l’epoca della sua nunziatura in Spagna: disegnato su fogli di carta di riso, costituisce una rarissima testimonianza della civiltà e religiosità dell’America precolombiana. Gli altri manoscritti si devono invece per lo più alla passione collezionistica di Camillo IX Vittorio Massimo (1803-1873) e di suo figlio Camillo X Carlo Alberto (1836-1921).

Tra i manoscritti del fondo Massimo si segnala la raccolta di antiquaria con 303 fogli di disegni, per lo più ritratti antichi a matita rossa e nera e altre antichità figurative abbozzate a penna sui verso, e commenti autografi di Alonso Chacon (Ms. 1564).

Le acquisizioni del XIX-XX sec.

Al primo direttore laico della Biblioteca Angelica Ettore Novelli si deve l’acquisto o il dono di numerosi manoscritti. Tra questi, quelli contenenti il Laudario di Jacopone da Todi (Ms. 2216 e Ms. 2306) e numerosi manoscritti della letteratura italiana soprattutto in volgare provenienti dalla vendita della biblioteca privata del bibliofilo Giacomo Manzoni (1816-1889). Al Novelli si deve anche l’acquisizione degli ultimi codici orientali della biblioteca. Le acquisizioni più recenti sono costituite soprattutto da documenti sciolti, raccolte di lettere e autografi dei secoli XIX-XX. Tra questi, gli autografi, in dialetto romanesco, di Luigi Zanazzo (1860-1911).

 

Circa 24.000 fogli sciolti, costituiscono i carteggi di Domenico Gnoli e di Felice Barnabei e Arnaldo Bocelli.

 

 

Bibliografia:
E. Sciarra, Breve storia del fondo manoscritto della Biblioteca , in «La Bibliofilia» 111, 3, 2009, pp. 251-281.
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