Figlia di Gustavo Adolfo e di Maria Eleonora di Brandeburgo, nacque a Stoccolma il 18 dicembre 1626 e a sei anni salì al trono di Svezia.
Ebbe per volontà del padre educazione virile. Allo studio del latino, del greco, dell’italiano, del francese, del tedesco e dello spagnolo e della lettura dei classici si aggiungevano le informazioni sugli affari di stato e sugli avvenimenti della guerra dei trent’anni. La giovane regina Cristina svolse con rara competenza gli interessi di stato e, con la pace di Brömsebro e tre anni dopo con quella di Vestfalia, riuscì a coronare i sacrifici di Gustavo Adolfo e gli sforzi durissimi del paese.
Ma la passione di Cristina, sempre più volgeva alle lettere e alle arti. Chiamò a Stoccolma i più celebri letterati, filosofi e scienziati e interessata alla cultura e alla mondanità della corte francese, chiamò presso di sé il filosofo René Descartes, di cui immaginava di fare un proprio maestro. Cristina regnava su un paese povero, dove le guerre avevano rafforzato l’aristocrazia, aumentata di numero dal bisogno di coprire le aumentate spese di corte. La Chiesa cattolica, che aveva considerato il luterano Gustavo Adolfo II tra i suoi più pericolosi avversari, e riteneva di grande importanza ricondurre all’ovile qualcuno dei sovrani protestanti, sollecitò accortamente l’abiura della giovane regina, mettendole a fianco, dal 1650, il gesuita portoghese António Macedo, entrato in Svezia come cappellano dell’ambasciatore del Portogallo.
Cristina il 23 febbraio 1654 annunciò la propria irrevocabile abdicazione a favore del cugino Carlo Gustavo. A Roma fu accolta con grandi onori e feste dal nuovo papa Alessandro VII Chigi, (che aveva appena sostituito Innocenzo X Pamphili), e dalla nobiltà romana. Continuò poi per un paio d’anni a viaggiare per l’Europa, al centro di relazioni e intrighi diplomatici.
Tornata a Roma, dopo un periodo passato nella villa Farnesina alla Lungara (oggi sede dell’Accademia dei Lincei) scelse di insediarsi nel prospiciente Palazzo Riario alla Lungara (oggi Palazzo Corsini), divenuto la sua residenza definitiva solo dal 1663, il cui grande parco (attualmente sede dell’Orto botanico di Roma) saliva fino al Gianicolo.
Qui Cristina, che non aveva mai rinunciato al titolo di regina, installò la sua piccola corte, che divenne un cenacolo di letterati e artisti che costituirono il nucleo dell’Arcadia. Notevole il contributo dato agli studi con la sua biblioteca.
Morì nel 1689, confortata solo dal cugino, il Marchese Michele Garagnani, dopo essere stata la convertita preferita di ben quattro papi: Alessandro VII Chigi, Clemente IX, Clemente X Altieri, Innocenzo XI Odescalchi. Suo erede fu il cardinale Decio Azzolino, il quale però morì subito dopo (l’8 giugno 1689), lasciando i beni al nipote Pompeo Azzolino; il papa, Alessandro VIII, comprò la sua splendida biblioteca.