Mostra La fortuna di Dante

La Fortuna di Dante

 

LA TRADIZIONE DANTESCA NELL’ERA DELLA TIPOGRAFIA

Nella seconda metà del Quattrocento anche l’opera di Dante viene per la prima volta data alle stampe. L’editio princeps (prima edizione stampata di un’opera) della Commedia venne pubblicata nel 1472, allestita a Foligno dal magontino Johannes Numeister; il testo, curato da Evangelista Angelini, riprendeva la tradizione, derivata dalla vulgata dei Danti del Cento.
Circa dieci anni dopo vide la luce la preziosa edizione contenente il commento di Cristoforo Landino, stampata nel 1481 a Firenze da Nicolò della Magna. La fonte del testo in questo caso era completamente diversa; si trattava, infatti, della tradizione testuale inaugurata dal ms. Vat. Lat. 3199, dono di Boccaccio a Petrarca, e per questo denominata Vaticano-Boccaccio.
In generale l’edizione è quella di maggior pregio tra le stampe dantesche del Quattrocento, poiché prevedeva nel proprio progetto originale un apparato illustrativo costituito da disegni originali di Sandro Botticelli.

DANTE E LA TRADIZIONE A STAMPA DEL CINQUECENTO

Grande spartiacque all’interno della tradizione testuale della Commedia fu l’edizione a stampa di Aldo Manuzio curata da Pietro Bembo, pubblicata nel 1502 con il titolo di Terze Rime. L’antigrafo di questa edizione era il Vat. Lat. 3199, entrato nella biblioteca del padre di Bembo, utilizzato come base testuale con pochi interventi filologici. Il grande successo che derivò da questa edizione consacrò il ramo Vaticano-Boccaccio della tradizione rendendolo la nuova vulgata, come dimostrato dalle altre edizioni dei decenni seguenti che utilizzarono il medesimo testo con poche varianti: dalla Giuntina (Firenze, 1506) alla Giolito (Firenze, 1555, prima edizione a riportare il titolo – non dantesco – di Divina Commedia).
Chiude il secolo l’edizione della Divina Commedia curata dall’Accademia della Crusca (Firenze, 1595), che assumeva come base testuale l’edizione di Bembo, sostituendo però alcune lezioni con altre prelevate da numerosi esemplari manoscritti (tra cui quelli derivati dalla tradizione dei Cento).
Questa edizione, più autorevole che corretta, fu la base delle pubblicazioni a stampa dei secoli successivi: gli editori, infatti, non proposero più un testo ex novo trasposto dai manoscritti, ma si limitarono a correggere qua e là in maniera superficiale il testo della Crusca. Per un vero rinnovamento del testo bisognerà attendere il 1862, anno in cui il tedesco Karl Witte propose la prima edizione critica moderna della Commedia.

LA PRIMA COMMEDIA A STAMPA

La prima edizione a stampa della Commedia (1472)

Roma, Biblioteca Angelica, Inc. 448

E’ la princeps (prima edizione a stampa) del poema, seguita dopo appena qualche mese da altre due stampe, una veneziana e l’altra mantovana realizzate nello stesso 1472. Questo dato documenta l’ampia fortuna della Commedia anche dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili.
L’edizione di Foligno presenta numerose ripetizioni e lacune. La lingua è ricca di dialettismi di area umbra, probabilmente imputabili al compositore. Alcune lacune molto vistose derivano invece dal fatto che il testo dell’edizione folignate venne copiato dal manoscritto Lolliano 35 (conservato ora alla Biblioteca del Seminario di Belluno), al quale mancano alcune terzine del Paradiso.

 

 

DANTE RITORNA A CASA

Commento di Christophoro Landino fiorentino sopra la Comedia di Danthe Alighieri poeta fiorentino

Firenze, per Nicolò di Lorenzo della Magna (Germania), 1481
Roma, Biblioteca Angelica, Inc. 447

Esemplare della prima pubblicazione del commento di Cristoforo Landino, stampato da Nicolò di Lorenzo della Magna il 30 agosto 1481 a Firenze. Il commento del Landino, che circonda gruppi di versi danteschi, avrà un’ampia fortuna e diventerà la vulgata per gran parte del XVI secolo.
A distanza di 9 anni dalle prime tre stampe della Commedia (1472), Dante viene per la prima volta pubblicato a Firenze, nell’ambito di un’impresa editoriale alla quale parteciparono in modo più defilato anche Marsilio Ficino e Sandro Botticelli. Voluta da Lorenzo il Magnifico, questa edizione è, infatti, un’operazione politica realizzata con l’intento di riportare nella città natia il sommo poeta.

           

UN ANTICO CONVIVIO

DANTE ALIGHIERI, Lo amoroso Convivio di Dante

Editio princeps del 1490
Roma, Biblioteca Angelica, Inc. 412

E’ la prima edizione a stampa del Convivio, uscita pochi anni dopo la Commedia. Fu stampata a Firenze nel circolo mediceo che ravvivò, anche per ragioni politiche, il culto di Dante. Il trattato incompleto fu stampato da Francesco Buonaccorsi.

 

LA SECONDA “ALDINA”

Dante col sito, et forma dell’Inferno tratta dalla istessa descrittione del poeta: Lo ‘nferno e ‘l Purgatorio e ‘l Paradiso di Dante Alaghieri

Venezia, Aldo Manuzio, 1515
Roma, Biblioteca Angelica, OO.10.86/2

Nel cinquecento il poema di Dante ebbe una vasta fortuna tanto che se ne pubblicarono ben 30 edizioni a stampa. La prima fu l’”Aldina” del 1502 curata dal Bembo. In pochissimi anni videro la luce altre edizioni della Commedia (un’altra pirata nel 1502, una nel 1506, una nel 1507 e una nel 1512) finché nel 1515, nella celebre stamperia veneziana di Manuzio, nacque una seconda edizione. Il testo corrisponde sostanzialmente a quello della pubblicazione del 1502, salvo per qualche modifica di apostrofi e correzioni di alcuni refusi di stampa. Rispetto all’edizione del 1502, l’”Aldina” del 1515 varia nel titolo, promettente una serie di illustrazioni del sito et forma dell’Inferno: in effetti la novità di questa edizione è la presenza, al termine del poema, di alcune carte (cc. 144v-146v) con un’immagine della geografia dell’Inferno e due schemi sui peccati dei dannati.

 

UNA QUESTIONE DI LINGUA

DANTE ALIGHIERI, De la Volgare Eloquentia

Vicenza, Tolomeo Gianicolo, 1529
Roma, Biblioteca Angelica, VIII.2.12

Questa rara stampa risale al 1529 ed è l’editio princeps della traduzione italiana del De vulgari eloquentia. Il testo dantesco è accompagnato dal Dialogo intitulato il Castellano e dall’Epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana, entrambi firmati dal curatore dell’edizione Gian Giorgio Trissino (Vicenza, 1478 – Roma, 1550). I caratteri impiegati sono corsivi, latini e greci, secondo l’ortografia tipica del Trissino, che scelse di utilizzare le “ε” e “ω” (minuscole greche) per distinguere i suoni aperti della “e” e della “o”, certe varianti tipografiche di lettere latine (j, ƒ, v) e certe lettere altrimenti inutili (ç, k), in modo da rappresentare adeguatamente – a suo giudizio – tutti i suoni della lingua italiana.

 

L’ingegnosa proposta non ebbe però seguito.

LA COMMEDIA DIVENTA DIVINA

DANTE ALIGHIERI, La ‘Divina Commedia’ di Dante di nuovo alla sua vera lettione ridotta con lo aiuto di molti antichissimi esemplari a cura di L. DOLCE, Venezia, Gabriele Giolito de’ Ferrari e fratelli, 1555

Roma, Biblioteca Angelica, Autogr. 1.23

Elegante edizione a stampa cinquecentesca della Commedia dantesca in cui per la prima volta fa la sua comparsa l’aggettivo Divina. Il testo, seppur in piccolo formato (in 12°), ospita nell’esiguo spazio rimanente un breve commento esplicativo.
Il titolo La Divina Commedia, seppur non originale, conobbe una grande fortuna a partire dall’edizione del 1595 promossa dall’Accademia della Crusca. Il suo successo fu garantito prima di tutto dalla sua funzionalità, utile a discriminare immediatamente la Commedia da altre commedie propriamente dette, oltre ad alludere in modo seppur generico al contenuto teologico del poema.

  

IL DANTE DEL NASONE

Dante con l’espositione di Christoforo Landino et di Alessandro Vellutello, sopra la sua Comedia dell’Inferno, del Purgatorio, & del paradiso. Con tavole, argomenti, & allegorie, & riformato, riveduto, & ridotto alla sua vera lettura, per Francesco Sansouino fiorentino

Venezia, appresso D. Nicolino per G.B. Marchiò Sessa & fratelli (1564)
Roma, Biblioteca Angelica, RR.7.11

La cinquecentina riporta in carattere corsivo il testo della Commedia e in carattere rotondo il commento, disposto su due colonne, di due illustri esegeti del Quattro-Cinquecento: il fiorentino Cristoforo Landino e il lucchese Alessandro Vellutello.
Questa edizione della Divina Commedia è scherzosamente denominata “del nasone”, poiché nel frontespizio compare un ritratto del profilo di Dante incoronato d’alloro con un naso molto pronunciato, che riprende la fisionomia del ritratto dantesco di Agnolo Bronzino dipinto nella camera del mercante Bartolomeo Bettini, presente in mostra. Le 95 xilografie, tratte dall’edizione Marcolini del 1544, rappresentano i diversi episodi narrati oppure gli schemi delle cantiche e dei gironi. E’ un’edizione singolare perché il curatore, Francesco Sansovino (1521-1586), inserisce il commento di Alessandro Vellutello (1473-post 1544), accanto a un altro realizzato precedentemente, ovvero quello di Cristoforo Landino (1425-1498). Si crea così un confronto tra una lettura quattrocentesca e una più moderna.

  

UNA VITA NUOVA PURGATA

Vita Nuova di Dante Alighieri. Con XV. canzoni del medesimo. E la vita di esso Dante scritta da Giovanni Boccaccio

Firenze, nella Stamperia di Bartolomeo Sermartelli, 1576
Roma, Biblioteca Angelica, m.2.24

Prima edizione a stampa – seppur molto tarda – della Vita nuova. E’ una pubblicazione purgata a causa del controllo dell’Inquisizione Ecclesiastica, che fece subire al testo numerose modifiche e addirittura tagli. Ogni accenno alla divinità, ogni parola d’uso sacro, ogni citazione scritturale dovette esser cambiata o tolta, e l’edizione venne così purgata. Per esempio, termini riferiti spesso a Beatrice o a Dante – come gloriosa, beatitudine, salute, beato – vennero sostituiti con i molto meno marcati graziosa, felicità, quiete, contento.
Nonostante la Vita nuova avesse goduto di una buona fortuna manoscritta (se ne conservano infatti 48 testimoni, per quanto 9 frammentari), arrivò molto tardi alle stampe, tra le ultime opere di Dante.

LA COMMEDIA: UN FIORE DI FARINA

DANTE ALIGHIERI, La Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino ridotta a miglior lezione degli Accademici della Crusca

Firenze, per Domenico Manzani, 1595
Roma, Biblioteca Angelica, OO.10.87

Esemplare dell’edizione della Commedia realizzata dall’Accademia della Crusca (la più antica accademia linguistica del mondo) nel 1595. Il lavoro collegiale compiuto sul testo è evidenziato da capilettera xilografici che riportano l’impresa dell’accademico che ha svolto il lavoro testuale sul singolo canto.
E’ un’edizione di grande importanza, dal momento che prende deliberatamente le distanze dalla vulgata dantesca del Cinquecento fondata sul testo dell’”Aldina”, curato da Pietro Bembo nel 1502. L’edizione della Crusca è il frutto del lavoro collegiale degli accademici che collazionarono (cioè confrontarono) circa cento manoscritti: si può dire – riprendendo il motto dell’Accademia (il più bel fiore ne coglie) – che essi con il frullone scelsero dai manoscritti solo il fiore di farina (la parte migliore dei testi) e scartarono invece la crusca (la parte cattiva e impura).

FIGURE QUATTROCENTESCHE DELLA COMMEDIA

Figure quattrocentesche della Divina Commedia. Tratte dalle edizioni di Firenze, per Nicholo di Lorenzo della Magna, 1481. Brescia, Per Boninum de Boninis di Raguxi, 1487. Venezia, Per Bernardino Benali & Matthio de Parma, 1491

Torino, Regia Scuola Tipografica di Arti e Affini (1911)
Roma, Biblioteca Angelica, MEZZ.9.6.24

Il libro contiene, tra le altre, le incisioni in rame di Baccio Baldini (1436-1487), basate su disegni di Sandro Botticelli (1445-1510), a illustrazione della Divina Commedia. Le incisioni del Baldini ornano l’edizione a stampa del 1481 del poema dantesco col commento di Cristoforo Landino. Tuttavia, il Vasari giudica che tali incisioni siano opera dello stesso Botticelli, pur essendo di scarsa qualità. Altri studiosi ritengono invece che lo scarto tra la più elevata qualità dei disegni e quella delle incisioni sarebbe dovuto alla necessaria riduzione del formato dei primi per adattarlo alla dimensione dell’edizione.