Nel 1609, un Breve di Paolo V autorizza nuovamente Angelo Rocca a cedere la Biblioteca ad un convento, specificando questa volta la sua destinazione pubblica: “non solum ad fratrum sui Ordinis commodum, verum etiam ad aliorum Fratrum cuiuscumque Ordinis, necon Presbyterorum seculiarum, et laicorum, et quorumcunque utilitatem”.
L’ultima tappa “ufficiale” del lascito della biblioteca agli agostiniani è la stesura e la firma, il 23 ottobre 1614, dell’Instrumentum authenticum donationis davanti al notaio Celso Cusano. Probabilmente il Rocca attese fino al 1614, circa venti anni dal Breve di Clemente VIII, per mantenere il più possibile il controllo personale della sua biblioteca e per ottenere dagli agostiniani il rispetto del carattere pubblico della sua istituzione.
Anche se l’atto giuridico della donazione avvenne solo nel 1614, la biblioteca era già una realtà operante da tempo, come dimostrano le lapidi del 1604 che specificano la funzione pubblica della biblioteca e il volumetto del 1608 Bibliotheca Angelica Litteratorum Litterarumque amatorum commoditati dicata, che contiene un preciso schema di classificazione in classi e sottoclassi dei volumi posseduti. Questo volume, che raffigura un ordinamento reale dei libri e non una sistemazione ideale, costituisce la prova dell’esistenza concreta ed operante della biblioteca Angelica già in un periodo anteriore all’atto giuridico del 1614. Queste prove sarebbero sufficienti a sancire la maggiore antichità dell’Angelica non solo rispetto all’Ambrosiana di Milano, aperta al pubblico nel 1608, ma anche rispetto alla Bodleiana di Oxford inaugurata nel 1609.
Con l’Instrumentum authenticum donationis furono stabilite le norme che regolamentavano la nuova biblioteca: l’elezione del bibliotecario, il prestito, la distribuzione e la ricollocazione dei volumi, la vendita dei doppi, il restauro dei volumi e le operazioni di apertura e di chiusura dei locali. In particolare il Bibliotecario, nominato da un apposito Consiglio dell’Ordine Agostiniano, amministrava personalmente le rendite e solo una volta l’anno doveva presentare i suoi conti al Generale dell’Ordine.
La Biblioteca doveva disporre di una sola chiave e questa doveva essere sempre in possesso del Bibliotecario. Come primo esempio di biblioteca pubblica in Roma, il donatore stabiliva che il bibliotecario o il custode dovessero aprire la biblioteca due volte al giorno eccetto il giovedì: la mattina prima del pranzo e il pomeriggio due ore dopo il vespro nel tempo dello studio in convento. Su richiesta si poteva aprire la biblioteca anche al di fuori di questi orari. |