[dt_divider style=”thin” /]Scorrendo con gli occhi i libri posti negli alti scaffali del vaso vanvitelliano si possono scorgere le tracce di quella che fu la biblioteca del fondatore dell’Angelica. La mano di Angelo Rocca, infatti, è ben riconoscibile nei titoli apposti di suo pugno sulle coperte in pergamena dei libri da lui posseduti. Ma più cospicue tracce dei suoi interessi sono all’interno dei libri stessi, nelle molteplici note di lettura, nei molti loci similes citati, nelle sottilineature, nel frequente inserimento di fogli con aggiunte, note, rimandi.
Per quanto riguarda i veri e propri autografi, si possono osservare due tipologie. In alcuni casi si tratta di brogliacci, in altri di copie approntate da lui stesso per la stampa. I brogliacci autografi di Angelo Rocca sono caratterizzati da una scrittura dal ductus rapido e arruffato, priva di svolazzi calligrafici, ma ricca di abbreviazioni e di vezzi; si tratta di una scrittura personale, facilmente riconoscibile, adatta, evidentemente, a un uso personale. I brogliacci sono anche caratterizzati dalla presenza di varianti d’autore, ripensamenti, dall’evidente sovrapporsi delle campagne di scrittura; inoltre sono per lo più vergati su fogli di formato variabile, dai più grandi ai più piccoli, sino al biglietto di carta incollata o fatta aderire mediante sigillo agli altri fogli.
Rocca preparava i manoscritti delle proprie opere per la stampa. In questi casi si riscontrano poche correzioni o varianti d’autore, le stratificazioni delle campagne di scrittura lasciano il posto a saltuari interventi mirati in punti critici, aggiunta di note e loci similes nei margini, annotazioni relative all’allestimento materiale dell’opera a stampa. Negli autografi preparati per la stampa, la scrittura del Rocca, è particolarmente calligrafica, tersa e priva di molti svolazzi; estremamente ordinata e regolare, si caratterizza per l’alto tasso di leggibilità e il perfetto inquadramento nell’architettura della pagina.
Nei molti libri posseduti, Rocca scrive note di lettura, sottolinea, corregge il testo. Quella di Rocca è, insomma, una lettura con ‘la plume à la main’. Sul frontespizio del Virgilio stampato da Aldo, egli stesso scrive “omnia manuscripta in hoc libello sunt fratris A. Rocchensis in iuvenili aetate”: poi arricchisce il libro di note di lettura che individuano figure retoriche, loci similes, più tarde citazioni e riprese del testo, note di carattere mitografico e metrico. Laddove la lettura fu particolarmente intensiva, i libri del Rocca sono annotati in modo continuo, con aggiornamenti bibliografici e cronologici. Quand’anche la lettura non sia stata più che una rapida consultazione, nel frontespizio sono vergate notizie sull’opera e sull’autore nonché passi di autori che hanno trattato il medesimo argomento. In tutti questi casi, la scrittura di Rocca è quella personale dei brogliacci d’autore. Capita talora che egli utilizzi i libri per conservarvi materiali manoscritti di suo pugno: lettere di lavoro o copie di passi di altri autori inerenti alla materia trattata nell’opera.
Un caso particolare di postille del Rocca in libri da lui posseduti sono le note redazionali destinate alla pubblicazione. Si tratta di quei lavori di emendazione del testo cui Rocca si dedicò prima presso i Manuzio a Venezia, poi presso la Stamperia Vaticana. Di questa attività di Rocca, in particolare quella svolta a Venezia, abbiamo poche testimonianze. In genere, sull’edizione a stampa, in bella grafia, erano apposte le varianti collazionate da uno o più manoscritti della medesima opera; successivamente, in fase di stampa, venivano incluse le modifiche rispetto alla precedente edizione, elaborate sia tramite la collazione sia tramite il giudizio critico linguistico e filologico del curatore.[dt_divider style=”thin” /] |