Bacheca 1 - Le tre corone
Dante Alighieri
Divina Commedia
Tardo XIV sec.
Ms. 1102
Esemplare tra i più antichi e preziosi della Divina Commedia, il codice è decorato da miniature realizzate verosimilmente a Bologna nella seconda metà del XIV secolo. Custodisce al suo interno il testo completo dell’opera dantesca corredata, in chiusura, dal commento di Jacopo Alighieri (terzo figlio di Dante) e Bosone da Gubbio. I trentaquattro canti dell’Inferno sono preceduti, ciascuno, da una miniatura che ne illustra l’argomento e le figure, realizzata su fondo aureo e a colori vivaci. Per la ricchezza e la qualità del suo apparato illustrativo, il manoscritto riveste un ruolo molto importante nell’ambito della storia dell’illustrazione trecentesca del poema dantesco, e questo nonostante esso appaia, dal punto di vista decorativo, chiaramente incompiuto: le sezioni del Purgatorio e del Paradiso ospitano, invero, degli spazi rimasti vuoti, destinati a miniature mai realizzate. Unico il copista, che adopera la littera textualis e a cui risalgono anche i delicati motivi vegetali che ornano i richiami a partire dal terzo fascicolo. Due invece i miniatori delle iniziali filigranate.
Francesco Petrarca
Canzoniere
XV sec.
Ms. 1405
Il codice contiene il Canzoniere e i Trionfi di Francesco Petrarca. La variazione di scrittura fra le due opere, nonché la loro appartenenza a fascicoli distinti, permette di ipotizzare una loro stesura separata – quindi l’intervento di almeno due copisti – sebbene l’uniformità delle scene miniate suggerisca il proposito originario di un progetto unitario. Collocata nella parte superiore della pagina, la miniatura impreziosisce il codice e lo rende pregiato: esemplare è quella relativa al Triumphus Fame, alla carta 164v, che ritrae dei signori in armatura e muniti di scudo al cospetto di una figura femminile coronata, assisa su un trono sorretto da nubi, che brandisce una spada scura. Sullo sfondo si erge una particolare struttura architettonica, simile ad un arco di trionfo, mentre si scorge in lontananza una fitta vegetazione. La cornice presenta uno stemma nobiliare nella parte superiore, quattro volti umani (il profilo di un giovane uomo e una giovane donna, una testa armata di cimiero e un vegliardo) nei punti centrali, ed infine due putti che giocano con dei volatili nella parte inferiore.
Giovanni Boccaccio, Lionardo Salviati
Il Decameron di messer Giouanni Boccacci cittadin fiorentino …
Firenze, 1587
OO.10.58
Edizione del Decameron di Giovanni Boccaccio a cura di Lionardo Salviati, umanista e filologo il cui nome è legato alla fondazione dell’Accademia della Crusca. Il Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici si adopera affinché il testo, incluso nell’Indice dei libri proibiti, sia rassettato e ristampato, come infatti avviene con l’edizione del 1573 revisionata da Vincenzio Borghini. Tuttavia, il Salviati richiede di poter effettuare una nuova rassettatura, edita in quattro ristampe tra il 1582 e il 1587. Quest’ultima edizione fiorentina, stampata presso i Giunti, viene utilizzata dagli Accademici come fonte principale per lo spoglio del Decameron, atto alla compilazione del loro primo Vocabolario.