Si tratta di norme per l’elezione del bibliotecario, per il prestito, la distribuzione e la ricollocazione, la vendita dei doppi e il restauro dei volumi e delle suppellettili, per le operazioni di apertura e di chiusura dei locali, che dimostrano la dimestichezza del Rocca con i problemi legati al funzionamento delle biblioteche.
Una norma dell’Instrumentum prescrive che, se al momento dell’elezione del bibliotecario vi sia nel convento di Rocca Contrada un padre con i requisiti previsti, “sia proposto in primo luogo” e così, benché Angelo Rocca abbia continuato ad occuparsi personalmente della sua Biblioteca che contava allora circa 20.000 volumi, egli scelse come collaboratore Fulgenzio Gallucci (dal 1614 al 1620) da Montegiorgio.
I primi anni di vita dell’Angelica sono caratterizzati dall’attività di agostiniani marchigiani: dal 1620 al 1647 fu prefetto della biblioteca un altro marchigiano, Aurelio Floridi da Jesi; gli successe Gabriele Foschi da Ancona e alla sua morte, nel 1650, divenne prefetto Paolo Lucchini da Pesaro.
La lunga serie di bibliotecari della Marca Anconitana si interruppe solo nel 1677 con la morte di Giovanni Tommaso Gironimi da Jesi.
L’insegnamento e la cura degli studi agostiniani furono l’attività fondamentale per Gianlorenzo Berti che lavorò in Angelica dal 1745 al 1752 e che fu incaricato dal Priore Generale Antonio Schiappinati di compilare un nuovo manuale teologico.
Il suo successore, il bibliotecario Agostino Giorgi donò all’Angelica la sua raccolta di libri di cui faceva parte un cospicuo fondo bodoniano e i testi riguardanti l’attività dello stesso Giorgi presso la tipografia di Propaganda Fide.
Il fatto che il Bellelli e il Berti siano stati presenti in Angelica come studiosi, bibliotecari o donatori delle loro raccolte personali, fece acquisire alla biblioteca, nel corso del secolo XVIII, una fisionomia ancora più precisa.
Nel 1873 P. Giuseppe Lanteri richiese alla Commissione Liquidatrice dei Beni dell’Asse Ecclesiastici di poter continuare, anche sotto l’Amministrazione dello Stato unitario, a svolgere il suo lavoro in Angelica in quanto si tratta di un “officio non già fratesco che possa dirsi cessato collo scioglimento della comunità religiosa del Convento di S. Agostino, ma realmente, e veramente un officio scientifico…”.
Il Passaggio allo Stato Italiano apportò comunque un sostanziale e profondo cambiamento nella storia dell’Angelica.
La necessità dello Stato Unitario di riferire i problemi delle singole istituzioni a un quadro nazionale da un lato mortificò l’autonomia di gestione che aveva caratterizzato la vita di organismi culturali come l’Angelica, dall’altro inserì in un progetto più ampio e finanziò quelle iniziative che avrebbero consentito una migliore conoscenza e tutela del patrimonio librario nazionale.
L’allontanamento definitivo degli agostiniani dalla biblioteca fu sancito, dopo la presa di Roma, dalla Giunta Liquidatrice dell’Asse Ecclesiastico che, il 29 dicembre 1873, nominò Ettore Novelli primo direttore laico, professore di eloquenza, nonché fondatore e ispiratore della scuola poetica romana, di cui Novelli stesso fece parte.
Bibliotecario, letterato, erudito ma anche uomo politico, attivamente impegnato nell’unificazione dell’Italia e nella gestione del nuovo Stato in ambito culturale, diresse la Biblioteca Angelica dal 1873 al 1898. In quegli anni si provvide alla compilazione degli inventari topografici del fondo antico, alla catalogazione dei manoscritti latini e all’acquisto delle preziose collezioni del Fondo della famiglia Massimo e del Fondo Santangelo, che rese necessario ampliare gli spazi a disposizione, inglobando parte dei locali precedentemente adibiti a negozi e assegnati all’adiacente Ministero della Marina o al convento.
I primi decenni della gestione laica dell’Angelica sono segnati, come ai tempi degli agostiniani, dalla presenza di direttori e bibliotecari di grande valore. Alla volontà di Ettore Novelli si deve l’ordinamento dei manoscritti in tre fondi distinti: latino, greco e orientale e l’attribuzione delle nuove segnature ancora oggi in uso.
A Domenico Gnoli, poeta e autore sotto vari pseudonimi di molti volumi di versi, critico letterario e d’arte, assiduo collaboratore della “Nuova Antologia”, che diresse dal 1893 al 1897, e di altre riviste, studioso appassionato della storia e dell’arte della città di Roma, si deve la pubblicazione dell’antologia dei Poeti della Scuola Romana e il suo vasto archivio in parte conservato in Angelica.
Così come era avvenuto per gli agostiniani, anche le raccolte personali di Ettore Novelli e Domenico Gnoli confluirono nella biblioteca Angelica, che loro stessi avevano diretto.