La Biblioteca prende nome dal vescovo agostiniano Angelo Rocca (1546-1620), scrittore erudito e appassionato collezionista di edizioni pregiate, responsabile della Tipografia Vaticana durante il pontificato di Sisto V, che negli ultimi anni del XVI secolo affidò la sua raccolta libraria (20.000 volumi circa) ai frati del convento di Sant’Agostino di Roma.
Nel corso dei secoli precedenti la biblioteca si era arricchita di preziosi manoscritti, dono di nobili romani, ovvero trascritti o posseduti dai frati stessi, che alla loro morte, li avevano lasciati in eredità al convento. Angelo Rocca diede alla nuova biblioteca una sede idonea, proprie rendite, un suo regolamento e volle che fosse aperta a tutti, senza limiti di stato e di censo.L’assoluta novità dell’istituzione voluta dal Rocca destò l’interesse di un pubblico sempre crescente e la fama della biblioteca si diffuse ben presto tra gli studiosi.
Nel 1661 Lukas Holste (1596-1661), custode della Biblioteca Vaticana, lasciò ai frati agostiniani la sua preziosa collezione di volumi a stampa (circa 3.000).
Nella prima metà del Settecento, il convento romano e la sua biblioteca fecero da sfondo alle controversie religiose dell’epoca: in Angelica sono presenti edizioni di testi proibiti ancora oggi fondamentali per gli studi e le ricerche sul periodo della Riforma e della Controriforma.
La Biblioteca aveva ottenuto una speciale autorizzazione a possedere libri proibiti e proprio questa deroga alla censura le permise di conservare i circa 600 volumi della biblioteca del vescovo agostiniano Enrico Noris (1631-1704).
Dal 1735 al 1747 lavorò in Angelica Gianlorenzo Berti (1696-1766) anch’egli legato agli ambienti giansenisti romani ma che a seguito delle polemiche che avevano investito i suoi scritti, nel 1748 preferì lasciare Roma per accettare la cattedra di storia ecclesiastica all’Università di Pisa.
Su questi presupposti, nel 1762, fu acquistata la ricchissima biblioteca del cardinale Domenico Passionei (1682-1761), che raddoppiò il patrimonio dell’Angelica e soprattutto lo arricchì dei testi che quel cardinale, legato agli ambienti giansenisti romani, aveva ricercato e acquistato nei viaggi svolti come inviato pontificio nei paesi dell’Europa protestante. In quegli stessi anni i frati incaricarono della ristrutturazione del convento l’architetto Luigi Vanvitelli, che terminò la realizzazione dell’attuale salone nel 1765. La biblioteca, chiusa per lavori sin dal 1748, fu riaperta al pubblico solo nel 1786, quando fu terminata la stesura del catalogo delle opere a stampa.
Nel secolo XIX la storia dell’Angelica fu scandita dalle vicende storiche che interessarono la città di Roma: dall’invasione dei francesi alla proclamazione della repubblica mazziniana, avvenuta nel 1849. Le vicende degli agostiniani in Angelica ebbero termine nel 1873, con il passaggio della biblioteca allo Stato italiano. I primi decenni della gestione laica dell’Angelica furono segnati da importanti acquisti che ne accrebbero notevolmente il patrimonio librario: tra questi ricordiamo una parte della biblioteca appartenuta ai principi Massimo (1884), 200 manoscritti e 450 volumi a stampa e un’importante collezione di opere edite da Giambattista Bodoni (1919), che si aggiunse alle edizioni bodoniane già possedute dalla biblioteca. Alla fine dell’800 la biblioteca si arricchì di una curiosa raccolta di 1930 libretti d’opera del XVIII e XIX secolo, di provenienza del ministro Santangelo.
Dal 1940 conserva in deposito circa 10.000 volumi di proprietà dell’Accademia Letteraria dell’Arcadia.
Dal 1975, la Biblioteca Angelica, dipende dal Ministero della cultura. Nello stesso anno fu acquistata la biblioteca del critico letterario Arnaldo Bocelli, che comprende testi di letteratura italiana del Novecento. Nel 2005 è pervenuto in dono il Fondo Cardone: 800 volumi di letteratura francese e italiana degli ultimi anni dell’Ottocento. Nel 2009 è stata acquisita, in dono, la raccolta libraria del professor Achille Tartaro: si tratta di 1200 opere in gran parte di critica letteraria.
Bibliografia:
Paola Munafò e Nicoletta Muratore, Bibliotheca Angelica Publicae commoditati dicata, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004
Missione
Tra il 1600 e il 1605 maturò nel vescovo agostiniano Angelo Rocca l’idea di lasciare la sua biblioteca, che era già nota con il nome di Angelica, a “beneficio pubblico” e nel 1604 ai lati della porta d’ingresso furono poste due lapidi, forse dettate dal Cursio-amico e primo biografo del Rocca.
Il Frate Angelo Rocca da Camerino, figlio dell’Ordine dei Frati Eremitani di Sant’Agostino, e Prefetto del Sacrario Apostolico, dà, dedica, dona la (sua) Biblioteca, ricchissima in ogni genere di arti e di scienze, e adornata di immagini di uomini illustri rappresentate al vivo, e raccolta in un lungo spazio di tempo con grande fatica e dispendio di denaro, al Convento di S. Agostino della Città, non solo a vantaggio dei religiosi, ma anche dei chierici e dei laici, per rendere manifesta ai viventi e ai posteri la devozione dell’animo riconoscente verso la famiglia agostiniana, sua madre e nutrice, e il favore verso i letterati e gli amanti delle lettere, nell’anno della salvezza 1604.
(Virgilio Mori op.cit.p.217, dimostra la modifica apportata dal Rocca, dopo la nomina a vescovo di Tagaste nel 1605 alla data della lapide).
(Virgilio Mori op. cit. p.217, dimostra la modifica apportata dal Rocca alla data della lapide, dopo la nomina a vescovo di Tagaste, avvenuta nel 1605).
Biblioteca Angelica. Si dispone che nessuno osi portar via, sottrarre o trasportare in altro luogo, nemmeno per comodità di studio, questa Biblioteca o una benchè minima parte della stessa, o di un libro o di qualsivoglia altra
cosa contenuta nel Diploma pontificio. Chi farà altrimenti, sarà immediatamente passibile della pena di scomunica, e potrà essere assolto solo dal sommo Pontefice. Chi poi oserà vendere questa Biblioteca, o una minima sua parte, o alienarla a qualsiasi titolo da questa Casa, sappia che, oltre alla pena della scomunica “latae sententiae”, la stessa Biblioteca nella sua totalità, con tutte quante le cose a essa spettanti, sarà subito assegnata alla Camera Apostolica per la Biblioteca Vaticana.
Bibliografia:
Virgilio Mori, Saggio biografico sul Vescovo bibliografo Angelo Rocca (1545-1620), “Archivi”, 16, 1959, p.200-222.
Paola Munafò e Nicoletta Muratore, Bibliotheca Angelica Publicae commoditati dicata, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004